Me
lo chiedo ogni tanto: perché è così sornione, così simpatico nel senso
etimologico del termine,
quello della partecipazione, lo sguardo di Silvio Pasotti?
Lo
sguardo in un artista visivo non è solo quello che ti rivolge mentre ti
parla, è quello che
egli rivolge all'opera che realizza, perché sa che sarà tramite lei che
continuerà a parlarti.
Pasotti
è carico di valenze etimologiche: è un bergamasco ateo e cattolico.
Tutti
i bergamaschi sono cattolici e quindi universali. Traggono dalla
controriforma una naturale
propensione alla gestualità della declamazione, con understatement.
Ricevono dal
Berg, la collina, una visione dall'alto. Ereditano dalle antiche
popolazioni camune una vitalità
che molto è simile all'espressionismo. Ma mantengono dall'antico
evangelismo una
grande voglia, irrefrenabile, di testimoniare.
E
Pasotti testimonia la propria vita, con escursioni linguistiche che amano
la pittura, la esaltano
o la stropicciano, la disegnano e ne plasmano la materia, secondo gli
umori momentanei
dell'esistenza stessa. Cita e inventa come fecero i suoi antenati
seicenteschi.
Percepisce
annusando l'aria i modi visivi. Ha giocato, come i più attenti degli
italiani nei primissimi
anni sessanta, con una sorta di linguaggio che per errore si chiama oggi
pop, perché
allora la pop in Italia non era ancora arrivata, poiché in America non
era ancora stata
inventata, ma stava sorgendo come modo di guardare il mondo attraverso il
mondo stesso,
e nel mondo occidentale intero. Gli è servito questo allenamento a
risolvere il gesto
pittorico oltre le tentazioni picassiane che permangono come citazioni
ironiche e come
insegnamento del segno.
Ma
lo strumentario sarebbe inutile se non servisse a raccontare, a dare un
senso alle cose dipinte,
a trasmettere un eros visto come condimento quasi gastronomico della vita.
E mentre
l'arte formale d'oggi continua un'avventura dove l'oggi non ha diritto ad
apparire, lui,
il Pasotti, passa dall'automobile Ferrari ai ritratti degli amici, dalle
Alpi alle piramidi, dove
appare nel viaggio esistenziale e geografico al contempo, come costante,
il corpo nudo
e contingente di tutte le lei.
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